Io ti direi quella in cui non serve più parlare…
Ciao S! Come stai? Quanto tempo è passato dall’ultima volta che ci siamo viste?
Avevamo 13 anni. Eravamo sedute sull’altalena del cortile della scuola media San Giovanni Bosco.
L’anno dopo, ci saremo divise per la prima volta. Io avevo scelto il liceo classico, tu quello scientifico. Siamo sempre state il sole e la luna. Tu così razionale, io così sognatrice. Tuttavia entrambe non sapevamo chi o cosa saremmo volute diventare da grandi. Il futuro era nostro in un modo così astratto e al tempo stesso sicuro, che non ci faceva paura. Anzi, ci eccitava.
-S, facciamo così: tra 10 anni ci incontreremo di nuovo qui e ci racconteremo la nostra vita. Qui, sedute su queste altalene, al tramonto. Da sole, come sempre.
-Ci sto! Affare fatto!
Sai S, sono passati 17 anni e non ci siamo più sedute su quell’altalena. Ci siamo sedute sul muretto di fronte casa, è vero. Ma non ci siamo più dette cosa ne è stato di noi.
Tu sei partita, per l’Inghilterra.
Io per Milano. L’unica differenza è che tu non sei tornata a Roma per 3 mesi. Io sì. Non mi pento di averlo fatto. Sai, solo tornando a Roma ho capito che ero pronta per partire di nuovo, per sempre.
Solo andata.
Per inseguire un sogno.
Forse non lo sai, ma io ho realizzato tutti i miei desideri.
Uno è in stand-by per ora, ma ci sto lavorando. Ma sì, che lo sai. Su questo siamo sempre state uguali. Testarde fino allo fine. Quante volte abbiamo sbattuto forte la testa?
A volte mi dicono: “Sei fortunata a fare il lavoro per cui hai studiato!”. No, non sono fortunata. Mi sono impegnata, ho pianto, ho perso, mi sono rialzata e ho combattuto. È vero, sono stata anche fortunata perché i miei genitori mi hanno lasciato scegliere la strada che desideravo. Beh, non avevano altra scelta, perché sapevano che l’avrei fatto comunque. Per loro sono la ribelle della famiglia, quella senza regole, quella con il cellulare sempre in mano, quella dispersa nel mondo.
Mio padre mi voleva avvocato e sposata con un ingegnere. Sono una social media manager e sono single. Ogni storia d’amore è stato un fallimento, così ho appeso mappe del mondo nella mia camera.
A te come è andata? Ti sei sposata con un surfista australiano? Era il tuo sogno! Io ho capito che il mio era realizzarmi e vivere delle mie passioni. Sognare non mi bastava più. L’ho capito quando ho preso una valigia e sono partita per Milano (ti rendi conto? Con una sola valigia che conteneva 2 vestiti, il mascara e il Kindle!), senza una casa dove vivere.
Mi dirai che sono matta, come facevi sempre. Amavi dirmi che ero matta oppure che ero una sòla, perché ti davo sempre buca per andare a vedere il mondo o per leggere un libro. Te lo ricordi?
Tornando a Milano… Ho vissuto per una settimana come una gipsy, dormendo da varie amiche (sì, ho amiche fantastiche), ma la parte più assurda di questa avventura è che ho trovato casa in un solo giorno, o meglio, in una sola ora. Ho visitato l’appartamento, nella zona di Milano in cui volevo abitare e dopo 2 ore ero a fare un aperitivo con le coinquiline e la ragazza che mi stava lasciando la stanza, Melissa. Forse non ci crederai, ma adesso io e lei siamo quasi inseparabili e ho 3 sorelle acquisite, bellissime e pazze quasi quanto me. Avevo sempre desiderato una sorella, ora ne ho 3, a volte 5 o 6. Ed è bellissimo truccarle o prendere in prestito i loro vestiti.
Mi sono abituata a Milano. È una città strana. Io l’amavo già prima di arrivarci, ma se non stai attenta ti risucchia, totalmente.
Ora ho trovato il mio equilibrio e ho ricostruito la mia vita e le mie abitudini. Pensa, riesco addirittura ad andare in palestra, a fare lunghe passeggiate e a canticchiare felice mentre cammino.
La verità è che non vorrei essere in nessun altro posto: questa città ti entra nelle vene. Come se fosse un veleno dolcissimo che ti scorre nel sangue. Mi basta andare sotto al Duomo per capire che in fondo era tutto qui.
Se mi manca il mare? Oh, da morire. Però come dice Alessandra, il mare è dentro di me. A Bicocca riesco anche a fantasticare e a pensare che oltre le villette colorate ci sia la spiaggia. Come se fossi in un paesino della costiera romana.
A te mancano i tramonti romani?
Ti svelo un segreto: ho scoperto che se indosso gli occhiali da sole rosa, mi sembra di vedere lo stesso colore che vedo per le strade di Roma. Serve un filtro nella vita. Serve un filtro sugli occhi, non solo sulle foto di Instagram.
Così sono riuscita a trovare il mio equilibrio a Milano. E sognare non è mai stato più facile. Posso essere chi sono e chi ho sempre desiderato essere. Ci voleva poco. Ci vuole poco.
“La vita è facile!”. Me lo ha detto una persona poco prima che tornassi a Roma, quando mi sembrava tutto complesso. Eppure è così. È bello sapere di poter tornare indietro oppure di poter andare avanti. Possiamo deciderlo noi.
A te come è andata la vita? Da quando sei partita non ti sei fatta più sentire. Un po’ lo capisco. Anch’io ho tagliato i ponti con tante persone di Roma. Ero stanca di sentirmi circondata da falsi buonisti oppure da quelli che ti giudicano per ogni minimo dettaglio, senza preoccuparsi delle loro di vite. Chissà se per un attimo, queste persone che si vantavano di essere mie fedeli amiche, o addirittura sorelle, abbiano vestito i miei panni. Io non ci tengo a mettermi i loro vestiti, ci tengo al mio stile. Per questo non giudico mai.
No, non devi darmi giustificazioni, anch’io ho preferito il silenzio. È un grido terrificante, anche se silente.
Si è fatto tardi, è ora di andare!
Con te il tempo è sempre volato via, anche durante quei pomeriggi afosi e caldi di giugno, quando la scuola era finita e Roma sembrava già un po’ vuota.
Promettimi di non far passare altri 17 anni. Anche perché cominciamo a essere vecchie! Facciamo così: vediamoci qui, tra 5 anni.
Sì, io ora, qualche idea per il futuro ce l’ho. Oh beh, forse ne ho tante! Su alcune cose non sono proprio cambiata: continuo a sognare, in grande.
No, tranquilla, S! Non voglio più diventare una rock star, né un’astronauta, né un pirata che solca gli oceani, né la moglie di Harry. Ah, no! Hai ragione, tu dovevi sposare Harry e io William. Siamo arrivate tardi, anche stavolta.
Non lasciamoci più sfuggire il tempo. È solo nostro.
A presto! Ciao S!
Martina