Sogno di una notte d’inizio settembre. Quando tutto sembra finire oppure ricominciare.
Il lockdown sembra passato. Sembra, perché ne portiamo ancora gli strascichi nella nostra vita: al lavoro si torna per metà, gli amici restano a casa, ma sei ancora a Roma?, il sole ormai non è più caldo come prima, i contagi risalgono, hai fatto il tampone?, mi sono licenziato, eh ma che ci torni a fare a Milano, Briatore ha il Covid, hai finito il report?
La verità, quella vera, la sappiamo tutti: lo smartworking ci fa schifo, ma pure tornare in ufficio. E quindi restiamo in attesa dell’email che ci cambi la vita, che ci dica quando rientrare o come scappare.
Se ho imparato qualcosa dal lockdown è che non si può scappare da nulla, soprattutto dalla nostra mente. E allora non aspettiamo più l’email, ma un miracolo, un segno del destino. Macché, lo aspettiamo proprio dall’universo.
Tutto era diverso prima. O forse faceva già tutto schifo, ma non ce ne eravamo accorti: il primo premio per la recitazione nella vita vera va a me. Ma anche a te. Siamo tutti pluripremiati per finzioni soprannaturali sui social. Va tutto bene: il lavoro wow, il fidanzato super, lo stipendio top, la casa in affitto mega affare, le vacanze al mare, poi la settimana bianca, amici come se piovessero – il lavoro che ti toglie la vita, il fidanzato che fa le corna, la casa in affitto senza coinquilini, le vacanze di un giorno alle Maldive, ma bisogna rispondere alle email, amici chi?
I fatti della pentola li sa solo tutto il set di pentole anti graffio. Ormai lo sappiamo bene: recitiamo tutti in modo stupendo questa parte del “la vita è cambiata, ma è bellissima comunque”.
No. Per una volta possiamo pure dirlo che fa schifo. Senza offendere nessuno. Ma almeno per un giorno, sto diritto ce lo prendiamo.
Poi leggiamo i giornali: da virologi a psicologici è un attimo. Il lockdown ci ha cambiato, ci ha messo davanti a dei limiti che non conoscevamo. Ma chi? Chi non li conosceva?
Inutile negarlo, gli effetti ci sono e li stiamo pagando: chi pensava di vivere nel 2020 una pandemia mondiale? Chi pensava di prendere un treno fantasma in piena epidemia e passare 5 posti di blocco per superare la Lombardia, quella zona rossa, tacciata di essere infetta?
Il sogno di una notte d’inizio settembre sarebbe quello di avere una bacchetta magica. No, non è vero. Sarebbe quello di vedere un tramonto autunnale sul mare. Respirare. E convincersi che il tempo faccia la sua parte. Che prima o poi troveremo quella chiave che cerchiamo da almeno qualche anno, da quasi prima dei 30 anni. Perché a 30 anni si sente tutto più forte, ma in quel modo razionale e disincantato che fa finta di non far male. E forse quando ti fa male ti dice che sei vivo. Davvero.
E allora io non chiedo una bacchetta a questo sogno. A questo settembre. Chiedo solo di sentire l’odore della pioggia nella città che amo, la musica di sottofondo e le montagne dalla finestra. In questo sogno di una notte di primo settembre, forse dovremmo chiedere quello che ci sembrava scontato una volta, ma che ora non lo è più: il tempo.
Il tempo, il tema più ricorrente nella letteratura e nella filosofia, quello che ci sfugge dalle mani, quello che vorremmo si fermasse per un istante solo.E allora ricomincio a scattare. A fermare il tempo e ad attaccare foto ad album che forse verranno conservati.
E allora ti auguro un bellissimo sogno in una notte d’inizio settembre.