Ho sempre considerato il 1° settembre come il primo giorno dell’anno. E anche quest’anno è stato così. Mille progetti, cento buoni propositi, migliaia di sogni da vivere… però devo essere sincera: avrei voluto che questo agosto non finisse mai. Così, prima di parlarvi delle novità o di ricominciare con la solita routine, vorrei raccontarvi della mia estate, che non so bene quando sia iniziata (e in realtà se sia davvero finita), perché per incominciare bene, devo dare un’ultima occhiata a questo recentissimo passato che mi ha portato grandi emozioni.
Tutto è iniziato con l’invito alla fashion week romana, AltaRoma: si comincia dai piccoli passi, ma ti rendi conto che alla fine il passo di essere invitata a un evento del genere non è poi così piccolo. L’emozione di essere lì, di avere un badge con il nome del blog, di sedere insieme a giornalisti (e alle amiche che ti hanno supportato) e di vedere abiti meravigliosi di giovani talentuosi non si può spiegare un articolo. Certe parole non hanno la stessa vibrazione che senti nell’anima.
Negli stessi giorni affrontavo un esame che potrei definire molto particolare. Perché oltre a essere scritto, pratico e orale, con una commissione a esaminarmi, era un esame che affrontavo verso me stessa. Diventare volontaria della Croce Rossa Italiana è prima di tutto una scelta che tende verso il prossimo, ma che prevede un’analisi profonda molto personale: uscire dalle comfort zone non è mai facile, soprattutto se si deve salvare la vita a un’altra persona. È un scelta forte che ti mette di fronte tante domande: Vuoi davvero aiutare gli altri? – Avrai il coraggio e il sangue freddo per intervenire? – Riuscirai a studiare argomenti di medicina che prima, al solo pensiero, ti facevano accapponare la pelle?
Sarò sincera, durante le lezioni di “medicina” avevo sempre la Biochetasi in mano. Per non parlare della prima pratica di BLS (Basic Life Support). Ti tremano le mani, le gambe, il cervello… E il manichino su cui pratichi il salvataggio potrebbe prendere vita solo grazie alla scarica di adrenalina che hai addosso. E se al primo colpo non ti riesce, la successiva è quella giusta, quella che ti permette di salvare una persona.
Improvvisamente si cambia. Non fa più paura il sangue (che poi mi faceva paura il mio, non quello degli altri) e scopri di essere stata sempre reattiva ai pericoli e soprattutto all’aiuto. Far parte della CRI vuol dire far parte di una famiglia: incontri persone eccezionali, che hanno vite diverse, ma che sono legati a te per un valore o una qualità. Forse la follia. Sì, siamo tutti un po’ pazzi in questa grande famiglia, ma per affrontare certe cose, bisogna saper vivere con il sorriso ed esseri pazzi di vita. Soprattutto durante il triste evento che ha colpito l’Italia. Eravamo uniti, ognuno con diverse mansioni, ma tutti ad aiutare.
E poi i viaggi. Ho preso una valigia, l’ho riempita di vestiti, trucchi, scarpe e macchine fotografiche. Poiché la fotocamera del cellulare non bastava, ho aggiunto una reflex, una bridge, e una fujifilm (quella che fa le mini polaroid). Ma soprattutto, ho preso me stessa. Sono partita da sola, ho affittato una stanzetta nel cuore del Salento e mi sono lasciata trasportare dal mood estivo. Non ero completamente sola, perché spesso sono stata con i miei vecchi amici, ma camminare per le vie di un paesino, dormire da sola e affrontare anche qualche imprevisto, mi ha reso ancora più forte. I viaggi sono spesso introspettivi, soprattutto se siamo in compagnia della nostra coscienza. Ho sognato a occhi aperti di fronte paesaggi da film, ho assaporato i sapori, scrutato le stelle di notte e ascoltato il suono delle onde, ma anche il brusio delle persone. E ho capito che il viaggio non è la meta, ma il modo stesso in cui si decide di vivere quel viaggio. È lo spirito che ti accompagna durante il cammino e la scelta di guardare le cose con occhi diversi che fa della tua avventura un’esperienza che ti cambia la vita. Se si è capaci di provare certe emozioni da soli, si è capace anche di saperle condividere.
Dopo il Salento sono ripartita per il Lago di Garda con mio fratello, dove ho visitato posti meravigliosi, come: Limone, Sirmione, Vicenza, Padova e Venezia.
E ora sono qui, a raccontarvi tutto di questa estate piena di emozioni. O quasi. Perché se vi raccontassi tutto, non leggereste mai questo post (già lunghissimo), ma posso dirvi che ho scattato tantissime foto, ma soprattutto che ho conservato le istantanee nel mio cervello e nel mio cuore. Perché come diceva il mio professore Enrico Guardaldo “Se Dio c’è, è nei dettagli!”, io ho trovato il mio Dio tra i riflessi del mare e del lago, tra i raggi del sole, tra i silenzi e le canzoni nelle cuffiette.
Martina