C’è sempre un motivo per cui si scrive o si torna a scrivere. Il mio è semplice, molto banale e ha a che fare con la profondità . Della vita, del mare, degli abissi, della Terra, del cielo.
La morte di mio padre, un mese fa, non è stata una cosa che avevo previsto. Non avevo previsto di dialogare a tu per tu con la morte. Alla morte non si è mai preparati, lo sappiamo perfettamente anche quando siamo consapevoli che non c’è più speranza e più tempo. Mio padre non aveva più tempo e l’ultimo anno lo ha sprecato a non parlarmi, perché al mio matrimonio non ho invitato un cugino che detesto, che è l’artefice del deterioramento del nostro rapporto sin da tempi antichi.Â
Ma come cambia la vita quando non c’è più tempo per tuo padre? La verità è che non c’è più tempo neppure per te. Da quel momento tutto cambia: il tempo scorre a una velocità indefinita, ma le situazioni vanno a rallentatore, per permetterti di soffrire meglio.
E allora il primo pensiero quando ti svegli è solo uno: quanto sia fottutamente ingiusto. Perché non puoi lottare, puoi solo attendere. E quindi la vita si trasforma in un’attesa del dolore che esploderà e che nel momento in cui toccherà il suo apice, cesserà .
E allora torno a scrivere con lucidità . Senza più la paura del giudizio, di quelli che: la tua scrittura non si capisce (si dice ermetica), le frasi sono troppo lunghe o troppo corte (se fai colazione con pane, Proust e Shakespeare succede questo), non hai un tema (facciamo che scrivo di quello che mi va), non hai una strategia (ridimmelo quando vedrai il primo video virale no sense su TikTok).
Torno a scrivere perché mio padre era un uomo di pochi complimenti, ma voleva che scrivessi. È stato lui a far nascere questo blog e quando ancora io ci credevo, avevo ottenuto anche un discreto successo.
Torno a scrivere perché dopo mio padre, l’unica donna che difendeva il mio pensiero se ne è andata, e lei non voleva che stessi zitta. Forse è un insieme di segni, forse è il momento di ricominciare a costruire, dallo stesso luogo da dove ho iniziato, con la stessa intensità con cui ci credevo. Dallo stesso punto da cui ho distrutto tutto.
La strada è tanta, il tempo è poco, la voglia di vivere forte immensa.