Prendi una vecchia foto in bianco e nero di tua nonna, guardala per qualche secondo, chiudi gli occhi e avvicinala al naso per sentirne il profumo.
Le immagini nella tua mente partiranno da sole. Sono emozioni che ti attraversano l’anima e spesso ti portano in una dimensione parallela. Si chiama estasi metacronica e Proust ne fa un tema fondamentale nella sua opera À recherche du temps perdu: l’assaggio di una madelene imbevuta nel the porta il protagonista a rivivere un momento del passato, sentendo di nuovo i sapori e perfino gli odori di quell’avvenimento. Dura pochi attimi e accade spesso con le fotografie, con quelle che raccontano un passato che sebbene non ti sia appartenuto, ti è stato tramandato.
Il senso della fotografia si cela tra la cattura di un attimo che non tornerà mai più e un ricordo tangibile da toccare per l’eternità. È memoria e verità. È il passato, il presente e il futuro nello stesso momento, su una stessa foto. È la testimonianza che resta della vita pubblica e privata.
La fotografia è la modernità che si è concretizzata. Perché in fondo le foto non sono solo quelle dei vecchi album fotografici di famiglia, quelle in bianco e nero, ma sono anche quelle che non stampiamo più, ma che condividiamo con un click sui social. Le fotografie ora si scattano velocemente e altrettanto rapidamente corrono da una parte all’altra del mondo. La fotografia è talmente dentro di noi che non ci rendiamo conto di quanto sia importante e di quanto la nostra vita si basi su di essa.
E diciamoci la verità, nessun selfie o nessuna foto del piatto appena mangiato al ristorante ci farà sorridere come quella di quando eravamo piccoli o come quella dei nostri genitori hippy, con i capelli al vento e i pantaloni a zampa di elefante. Magari chiederete anche a vostro padre con che coraggio andava in giro con quell’acconciatura anni Settanta.
Perché un altro merito della fotografia è quello di unire, oltre che di proteggere la memoria. E forse un giorno scoprirete come la fotografia nasconda all’interno anche i sogni, le speranze, i dolori e le emozioni della persona fotografata o della persona che ha scattato quella fotografia.
Martina D’Ammassa